Invidio i mari che lui attraversa – la malinconica poesia di Emily Dickinson

Emily Dickinson, poetessa statunitense nata nel 1830 da una famiglia borghese, vive una vita agiata, apparentemente serena, ma in forte contrasto tra ciò che cova nel suo animo e il mondo che la circonda.

Da sempre amante dello studio, perché in grado di accrescere la sua cultura e con una curiosità innata verso la Natura, da cui ne trae bellezza e malinconia. Poco più che ventenne abbandona la scuola e decide di proseguire gli studi da autodidatta, grazie ai numerosi libri dati in dono dal padre e con l’aiuto di un caro amico di famiglia.

Da subito manifesta un carattere forte, fiero ed intriso di contraddizioni, forse anche stimolate dalle sue letture. Inizia a nascere in lei il desiderio di estraniarsi dalla vita sociale, decidendo di passare gran parte della sua giornata chiusa in camera, appuntando piccoli versi dettati dal suo animo particolarmente sensibile.

Compie rari e brevi viaggi, per lo più per far visita a parenti, intrecciando poche amicizie sulla base dell’ammirazione che ella nutriva verso questi personaggi. Distrutta da due grandi amori mai pienamente vissuti, uno prima dei suoi viaggi ed uno nell’ultimo, torna a segregarsi in camera, arricchendo la sua produzione con nuove e struggenti poesie.

Contratta la nefrite, un’infezione renale, muore nel 1886 a soli 55 anni. Poco tempo dopo la morte, sua sorella scopre le numerose poesie nascoste nella scrivania della sorella e decide di darne degno riconoscimento facendole pubblicare in sua memoria.

INVIDIO I MARI CHE LUI ATTRAVERSA
E. Dickinson

Invidio i mari che lui attraversa
invidio i raggi delle ruote
della carrozza che lo porta in giro
invidio le curve colline
che osservano il suo viaggio.

Tutti possono vedere facilmente
quel che invece, ah, cielo,
a me è vietato assolutamente.

Invidio i nidi dei passeri
che punteggiano le sue lontane grondaie
la mosca soddisfatta sul suo vetro
e le foglie felici felici
che fuori dalla sua finestra
scherzano approvate dall’estate,
gli orecchini di Pizzarro
non potrebbero acquistare ciò per me.

Invidio la luce che lo sveglia
e le campane che gli annunciano
con forti rintocchi il mezzogiorno.
Fossi io
per lui il mezzogiorno.

Ma mi vieto di fiorire
e annullo la mia ape
per paura che il mezzogiorno sprofondi
me e Gabriele nelle notte infinita.