“Dove stai andando?”, un’esortazione a perdersi – Tiziano Scarpa

“Dove stai andando?” è un brano tratto dal capitolo “Piedi”, inserito nell’opera “Venezia è un pesce” (pubblicata nel 2000), una guida originale voluta da Tiziano Scarpa dedicata alla città lagunare.

L’autore, riferendosi alla sua Venezia, invita i lettori a lasciarsi rapire dalle calli cittadine, seguendo un percorso che si delinea di volta in volta, passo dopo passo. Esorta a non usare cartine e mappe cittadine, ma di seguire l’istinto, di costruire un percorso autonomo, spinti dalla curiosità di ognuno. Osservare Venezia con i propri occhi, piuttosto che seguire lo sguardo altrui, di chi l’ha visitata in precedenza. Questo potrebbe inevitabilmente influenzare la scoperta della città stessa, facendo, talvolta, perdere ciò che dovrebbe essere il punto di vista personale.

Dove stai andando? Butta via la cartina! Perché vuoi sapere a tutti i costi dove ti trovi in questo momento? D’accordo: in tutte le città, nei centri commerciali, alle fermate degli autobus o della metropolitana, sei abituata a farti prendere per mano dalla segnaletica; c’è quasi sempre un cartello con un punto colorato, una freccia sulla mappa che ti informa chiassosamente: “Voi siete qui”. Anche a Venezia, basta che alzi gli occhi e vedrai molti cartelli gialli, con le frecce che ti dicono: devi andare per di là, non confonderti, Alla ferrovia, Per san Marco, All’Accademia. Lasciali perdere, snobbali pure. Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.

Un esploratore sulla cima di una montagna
Un esploratore, fonte https://drunkinamidnightchoir.com/three-poems-grant-quackenbush/

Dove stai andando?” è una domanda alla quale si potrebbe anche non dare una risposta, intendendo semplicemente il movimento del corpo come il mezzo con cui scoprire ciò che non si conosce. Oltre ai piedi, Tiziano Scarpa, invita a risvegliare anche i cinque sensi e a coinvolgerli nella visita. In questo modo si coinvolge:

  • la vista, che sarà portata a scovare particolari dettagli che passerebbero inosservati;

 

  • l’udito, che percepirà sia i suoni sia i rumori, che potrebbero risultare quotidiani ma anche del tutto nuovi;

 

  • il tattoche permetterà di differenziare la grana di ogni superficie presente, dalla ruvida pietra corrosa dal tempo, al freddo e liscio marmo;

 

  • l’olfattoriconducibile ai diversi odori del luogo, soprattutto la contrapposizione tra i profumi e le emanazioni sgradevoli;

 

  • il gusto, nella maggior parte dei casi collegato all’olfatto, nel momento in cui si assaggiano le pietanze locali.

 

Un viaggiatore al termine che suo cammino, ma è davvero la fine?
La fine del cammino?, fonte http://travelobservers.com/perfect-places-to-seek-solitude/

Tutto ciò potrebbe essere riportato e riutilizzato anche in diverse tipologie di viaggio, ponendosi come obiettivo principale la scoperta dei territori in maniera autentica e personale, senza condizionamenti esterni. È un’esortazione a vivere i luoghi per ciò che questi hanno da trasmettere, in maniera indipendente dagli altri. Le mappe dovrebbero essere utilizzate per non perdere l’obiettivo finale, ma nel cuore della visita è opportuno lasciarsi andare e seguire il proprio istinto. Naturalmente è d’obbligo avere anche senso critico e buon senso, onde evitare di perdersi realmente!