“Il vecchio e il mare”, un viaggio come metafora della vita

Ernest Hemingway scrisse “Il vecchio e il mare”  nel 1952, opera che gli valse la vittoria del Premio Pulitzer e del Nobel per la Letteratura.

Questo racconto narra di un pescatore stanco, sia nel fisico sia nell’anima, ma ancora capace di grandi imprese. Tra le righe traspare quella malinconia e quel pessimismo che Hemingway sentiva molto vicine, le quali lo porteranno a compiere il drammatico gesto del suicidio.

L’età che avanza, la convinzione che tutto sia finito e la sfortuna dei numerosi giorni trascorsi senza aver pescato nulla, diventano per il vecchio pescatore lo stimolo per rimettersi alla prova, sfidando ancora una volta il mare e le sue capacità. Così intraprende un viaggio in solitaria, deciso a tornare a casa solo dopo aver catturato un grosso pesce. La sua condizione e l’avere solo sé stesso come compagno con cui confrontarsi, incrementano quel senso di riflessione interiore che lo porterà a rivedere la vita vissuta fino ad ora ed a riscoprire un coraggio che credeva perduto.

Riconsidera il suo rapporto con la Natura, capace di dare tanto, ma anche di ribellarsi in maniera drammatica contro i soprusi umani, in continua contrapposizione tra il bene inteso dal mondo animale e quello inteso dal mondo umano. Rivede persino il suo rapporto con quel grosso pesce, litigando con la propria coscienza tra la convinzione che lo porta ad identificarlo come un amico di lunga data e quella che lo vede come un nemico da catturare per poter sopravvivere.

Le lotte contro il grosso pesce e contro i pescecani che lo accerchiano vengono paragonate alla persistenza, al coraggio ed alla determinazione che bisogna contrapporre agli ostacoli della vita, sconfiggendo la debolezza e la fragilità dell’animo. Dopo la cattura, stremato dalla fatica ed indebolito, torna da quel viaggio, oltreché fisico, soprattutto spirituale, sulla sua isola e riconosce il suo giovane apprendista, il quale si prende subito cura di lui. Nei giorni a seguire, armato di una forza nuova, riprende ad insegnare il mestiere del pescatore al suo giovane amico, fiero di lasciare il suo sapere in buone mani.

Il vecchio pescatore vuole trasmettere il messaggio secondo cui sia necessario per l’uomo non arrendersi, qualsiasi sia la lotta che si sta affrontando, solo per ciò che si vuole, anche a costo di non ottenere pressoché nulla alla fine. Avere la soddisfazione ci averci provato, provando a trovare la felicità anche nel viaggio intrapreso, perché non è il finale a rendere indimenticabile un’avventura, ma è l’avventura stessa!

Ecco sei citazioni tratte da “Il vecchio e il mare“:

“L’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto, ma non sconfitto.”

“Tutto in lui era vecchio, tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti.”

“Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.”

“Si ricomincia, sempre. Non conta quanta sfortuna hai accumulato.”

“È meglio quando si ha fortuna. Ma io preferisco essere a posto. Così quando viene sono pronto.”

“È stupido non sperare, pensò. E credo che sia peccato. Non pensare ai peccati, pensò. Ci sono già abbastanza problemi adesso, senza i peccati.”

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Copertina Il Vecchio ed il Mare
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