“Il viaggio” secondo Charles Baudelaire – II

Charles Baudelaire  parla molto del concetto di viaggio all’interno della sua opera “I fiori del male” del 1857.

Charles Baudelaire - Appunti di viaggio, foto by (c)Dariusz Sankowski on Pixabay
Charles Baudelaire – Appunti di viaggio, foto by (c)Dariusz Sankowski on Pixabay

L’autore termina la sua celebre opera soffermandosi sul senso del viaggio e sull’importanza, nel corso della storia, di quest’atto, tanto eroico quanto naturale, compiuto durante l’esistenza umana.

Tale concetto viene affrontato in otto punti, più o meno lunghi, nella parte finale del suo romanzo.

Questo ne è il secondo:

Imitiamo, orrore! nei salti e nella danza
la palla e la trottola; la Curiosità, Angelo
crudele che fa ruotare gli astri con la sferza,
anche nel sonno ci ossessiona e ci voltola.

Destino singolare in cui la meta si sposta;
se non è in alcun luogo, può essere dappertutto;
l’Uomo, la cui speranza non è mai esausta,
per potersi riposare corre come un matto!

L’anima è un veliero che cerca la sua Icaria;
una voce sul ponte: «Occhio! Fa’ attenzione!»
Dalla coffa un’altra voce, ardente e visionaria:
«Amore… gioia… gloria!» É uno scoglio, maledizione!

Ogni isolotto avvistato dall’uomo di vedetta
è un Eldorado promesso dal Destino;
ma la Fantasia, che un’orgia subito s’aspetta,
non trova che un frangente alla luce del mattino.

Povero innamorato di terre chimeriche!
Bisognerà incatenarti e buttarti a mare,
marinaio ubriaco, scopritore d’Americhe
il cui miraggio fa l’abisso più amaro?

Così il vecchio vagabondo cammina nel fango
sognando paradisi sfavillanti col naso in aria;
il suo sguardo stregato scopre una Capua
ovunque una candela illumini una topaia.