La candida “Scala dei Turchi”, una meraviglia della Sicilia

Situata lungo la costa rocciosa della Sicilia Meridionale, nella provincia di Agrigento, a pochi passi da Porto Empedocle, nel comune di Realmonte, la Scala dei Turchi è una candida falesia che scivola a gradoni nel mare cristallino.

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scala-dei-turchi-vista-aerea, fonte lavalledeitempli.it

Questo sperone roccioso, che ricorda il colore della neve, è composto da marna, una roccia sedimentaria molto friabile, di natura argillosa e calcarea. La fragilità delle sue pareti mette questo straordinario bene paesaggistico a rischio idrogeologico e pone l’attenzione sulle necessarie azioni di salvaguardia, sia del luogo stesso sia dei turisti che ogni anno frequentano questa località.

Leggenda vuole che il suo nome derivi dalle numerose scorribande dei corsari arabi, impropriamente chiamati “turchi” dai popoli del Meridione, che, trovando questa piccola e protetta baia, vi attraccarono le navi. Da qui raggiunsero le vicine comunità per saccheggiarle, eludendo il controllo dei soldati dopo aver scalato i gradoni naturali della parete.

Gradoni della Scala dei Turchi
Gradoni della Scala dei Turchi, foto di DonnaSenzaFiato da Pixabay

La costante azione del vento ha sapientemente modellato la morbida roccia di cui è composta, creando la caratteristica “scala” e smussando gli angoli di questa candida scogliera dall’andamento curvilineo che, al pari di un serpente, poggia il suo ventre sulla sabbia fine bagnata dal mare.

La bellezza del luogo ha portato il comune di Realmonte a richiedere ufficialmente l’inserimento della Scala dei Turchi tra i Beni del Patrimonio dell’Umanità salvaguardati dallUNESCO. Inoltre, grazie alla campagna “I luoghi del cuore”, istituita dal FAI – Fondo Ambiente Italiano, in cui vennero raccolti ben 20.000€, ed all’appoggio di Legambiente, nel 2013 è stato possibile abbattere un ecomostro che da tempo ne deturpava la visione.

Turisti sulla Scala dei Turchi, foto di Ania Mendrek da Flickr
Turisti sulla Scala dei Turchi, foto di Ania Mendrek 

Data l’enorme affluenza turistica, soprattutto nel periodo estivo, diverse associazioni hanno chiesto che l’area venga sottoposta a controlli maggiori, anche contingentando i flussi dei visitatori. Così, in via precauzionale, la Capitaneria di Porto e la Guardia Costiera hanno preposto la chiusura del sito da gennaio 2020, al fine di poter supervisionare l’intera area.

L’autorevole penna dello scrittore Andrea Camilleri, descriveva così la sua amata “Scala dei Turchi“, ne “La prima indagine di Montalbano“:

Montalbano finì il gelato di cassata, pagò alla cassa, niscì, pigliò la machina che aviva lasciata poco distante e partì verso la Scala dei Turchi. Seguendo le istruzioni del cammareri, a un certo punto girò a mancina, fece qualche metro di strata aspalata in discesa e si fermò. La strata non proseguiva, abbisognava caminare sulla rina. Si levò le scarpe e le quasette che lasciò in machina, la chiuì, si rimboccò l’orlo dei pantaloni e raggiunse la ripa del mare. L’acqua era frisca, ma non fridda. Passato un promontorio, la Scala dei Turchi gli apparse ‘mprovvisa. Se l’arricordava assai più imponenti, quanno si è nichi tutto ci appare più granni della realtà. Ma anche accussì ridimensionata conservava la sua sorprendente billizza. Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tendevano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina. Montalbano si sentì sturduto dall’eccesso dei colori, vere e proprie grida, tanto che dovette per un attimo inserrare l’occhi e tapparsi le orecchie con le mano. C’era ancora un centinaro di metri per arrivare alla base della collina, ma preferì ammirarla a distanza: si scantava di venirsi a trovare nella reale irrealtà di un quadro, di una pittura, d’addivintare lui stesso una macchia – certamente stonata – di colore. S’assittò sulla sabbia asciutta, affatato. E accussì stette, fumandosi una sigaretta appresso all’altra, perso a taliare le variazioni della tinteggiatura del sole, via via che andava calando, sui gradoni più bassi della Scala dei Turchi.

 

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