Considerata la piccola Atlantide italiana, la città di Baia, frazione del comune di Bacoli in Provincia di Napoli, è un insediamento romano situato presso l’area marina protetta dei Campi Flegrei.
L’antica Baiae era una lussureggiante città romana dove, annualmente, i nobili patrizi solevano passare le loro vacanze, baciati dal sole e stando a mollo nelle calde acque termali dai molteplici benefici. La città di Baia era costituita da numerose ville monumentali, che nulla avevano da invidiare a quelle delle vicine Pompei ed Ercolano e, al pari loro, era ritenuta un paradiso per l’ozio, il divertimento e le fughe amorose, ma anche per la cultura dei letterati e dei filosofi che qui risiedevano.
Purtroppo, l’area dei Campi Flegrei è interessata da secoli di fenomeni di Bradisismo, ovvero dei lenti movimenti di sollevamento (bradisismo negativo) o di abbassamento (bradisismo positivo) del terreno, in aree localizzate della crosta terrestre, ripetibili in cicli quasi costanti nel corso del tempo. A causa di questi movimenti tettonici, l’intera area compresa tra Pozzuoli, Capo Miseno, Baia e Posillipo, è caratterizzata da dissesti idrogeologici che modificano il livello del mare lungo la costa.
In questo contesto la città di Baia ha subìto, nel corso di 2000 anni, continui innalzamenti ed abbassamenti delle acque, che pian piano hanno letteralmente inghiottito l’intera area urbana. Probabilmente fu proprio questa la sua fortuna, perché ora buona parte dell’abitato può presentarsi a noi pressoché uguale a com’era in epoca romana. Difatti, l’area archeologica posta a pochi metri di profondità si mostra ai turisti con i suoi rettilinei di strade lastricate, tracce dell’antico porto commerciale (comunicante a Nord con quello di Capo Miseno dove era ormeggiata la flotta imperiale), diversi ambienti riconoscibili dalle fondamenta, nonché l’intero ninfeo dell’Imperatore Claudio, con il suo ricco corredo di mosaici, sculture e colonne. Fortunatamente alcune aree dell’antica urbe romana sono ancora in superficie, come le terme cittadine e tracce dei templi: quello di Diana e quello di Mercurio, entrambi voltati a cupola.
I primi tentativi di recupero dei reperti trasportabili ebbero inizio nel 1920, anno in cui questi furono portati in salvo nel Castello Aragonese della città moderna di Baia e nel Museo Archeologico di Napoli, dove è stato ricostruito il ninfeo imperiale. Successivamente nel 1960 furono fatte le prime indagini topografiche sul complesso subacqueo, le quali, ad una profondità di 5-6 m., hanno permesso di scoprire la conformazione e lo sviluppo di quella che era la ricca città della provincia romana, con i suoi mosaici (pressoché intatti), tracce di affreschi e tutto quell’inestimabile repertorio di notevole valore storico-artistico qui presente.
Oggi la città sommersa di Baia è stata riconosciuta come area marina protetta, insieme all’ecosistema formatosi, istituita nel 2002 con decreto congiunto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e di quello per i Beni e le Attività Culturali. Inoltre, in particolari condizioni marittime favorevoli, è possibile fare delle immersioni con guide competenti, grazie alle quali si può visitare il sito. Baia è da anni meta di numerosi studiosi e semplici appassionati.
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