Machu Picchu: viaggio sul “tetto del mondo”

Questo interessante sito archeologico, tra i più estesi dopo Pompei, fa parte dei Beni protetti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità dal 1983, nella regione di Cusco, Stato del Perù, in America del Sud. La “vecchia montagna”, questo il significato di Machu Picchu in lingua quechua, svetta alta nella gola dell’Urubamba o Valle sacra degli Incas, nella Cordigliera delle Ande ed assieme al monte Huayna abbraccia il sito inca situato a 2.430 m s.l.m.

Tale posizione, in un luogo così impervio, è stata la fortuna per questo villaggio, perché le ampie vallate nascoste e i profondi dirupi fanno da difesa naturale del sito, anche nel periodo del colonialismo spagnolo, restando abbandonato per più di quattro secoli fino alla sua scoperta ufficiale nel 1911, da parte dell’esploratore statunitense Hiram Bingham. In realtà esistono alcuni testi di esploratori naturalisti che già alla fine dell’800 citavano una “montagna sacra agli Inca e tracce di costruzioni ormai in rovina”.

Fino ai primi del ‘900 la parte Sud del sito ospitava ancora due famiglie di contadini del luogo, i quali coltivavano quelle terre utilizzando i terrazzamenti ed i canali idrici originali inca. Furono proprio costoro a condurre Birgham nel cuore della città, ormai ricoperta dalla foresta. L’esploratore avviò subito la campagna di scavi in questo sito, praticamente ancora vergine, portando alla luce più di 46.000 reperti e facendo conoscere quest’area a tutto il modo. Purtroppo, la presenza di esploratori sin dalla fine dell’800 potrebbe far dubitare sul reale numero dei reperti rinvenuti, portando ad ipotizzare la presenza di tanti altri, forse persino preziosi, ormai in mano privata.

Dal 1915 in poi iniziò la seconda epoca d’oro per il villaggio a seguito del flusso di studiosi e turisti, dopo la prima avviata dai nobili inca nel corso dei secoli precedenti. Difatti, l’area, quasi completamente autosufficiente, vide l’inizio del suo declino attorno al XVI secolo circa, quando, a seguito della guerra civile inca e delle minacciose notizie provenienti dalla vicina Vilcabamba a 130km di distanza, invasa, saccheggiata e distrutta dai conquistadores spagnoli, costrinsero i nobili a fuggire via. Abbandonando questo luogo, rimasero pochissime unità di contadini, i quali presto si dispersero nei villaggi vicini.

Il sito, molto probabilmente una residenza estiva delle famiglie nobiliari inca e dello stesso imperatore Pachacùtec che nel 1440 fondò la città. Dopo secoli di dedizione ai lavori nei campi ed ai lavori artigianali, il villaggio ebbe un’esplosione demografica, arrivando a contare tra i 750 e i 1000 abitanti, accumulando ricchezze e beni mobili da poter trasportare.

fonte www.vitatrentina.it

Il coinvolgimento degli spagnoli nel declino di Machu Picchu non è certo, ma al tempo stesso non è da escludersi, in quanto due documenti militari attestano che in data 1570 si richiede di “evangelizzare” la città di “Piocho” ed in un altro, più tardo, un soldato spagnolo descrive un villaggio di nome “Pitcos” con “edifici sontuosissimi, in cima al fianco di una montagna”. Entrambi potrebbero riferirsi proprio a “Picchu”, poi rimasta abbandonata per secoli, dove la vegetazione prese ben presto il sopravvento sugli edifici.

L’area misura 530 m di lunghezza per 200 m di larghezza, sviluppati su circa 172 livelli e suddivisa in due grandi zone: quella agricola sul lato Sud, caratterizzata da terrazzamenti per agevolare l’utilizzo delle terre per la coltivazione e quella residenziale a Nord con le abitazioni, gli edifici reali ed i templi principali.

fonte  http://www.facts4u.co.in/machu-picchu-peru/

La zona urbana è separata da quella agricola tramite un lungo muro di 400 m, dotato di una porta d’ingresso da cui si accedeva al centro abitato e chiusa nottetempo o in caso di pericolo. L’area costruita è a sua volta suddiviso tra zona alta e zona bassa da un asse viario che segue il naturale declivio della montagna e distingue i diversi livelli gerarchici. Nel mezzo di queste due zone si trova lo slargo della Plaza Alargada, mentre, in maniera perpendicolare, l’altro asse che corre da Est ad Ovest forma una croce al cui centro si trova il Tempio del Sole o Torreòn, dove venivano celebrati i riti durante il solstizio d’estate di giugno. Alcuni studiosi suppongono che questo fosse anche il mausoleo funebre dell’imperatore Pachacùtec e che qui venisse venerata la sua mummia.

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Per quanto riguarda la sua residenza, ovvero il Palazzo Reale, bisogna spostarsi verso l’ingresso della città, tra le costruzioni più regolari, con monoliti ben tagliati e simmetrici, a cui si aggiungono due abitazioni di servizio, con un bagno, una sorta di stalla per i lama ed una terrazza da cui si vede il Tempio del Sole. Poco distante troviamo la Piazza Sacra, utilizzata per rituali differenti e racchiude il Templo de la tres ventanas, conosciuto ai più per le pareti costituite da monoliti posti a mo di puzzle ed il Templo Princìpal, il più importante del villaggio, luogo dei principali riti religiosi, con accanto l’abitazione del sacerdote.

Il luogo più sacro dell’intero sito è una roccia intagliata chiamata Intihuatana, considerato il sancta sanctorum inca, posta su una piramide gradonata artificiale, ricavata tagliando la cima di una collina, a cui si accede percorrendo due ripide scalinate. Questa roccia è stata abbondantemente studiata, ma purtroppo si tratta solo di ipotesi, tranne per il dato oggettivo che la pone come punto cardine per allineamenti astronomici, nonché con altri punti di riferimento utilizzati dagli abitanti.

fonte  http://intiraymiperu.com/en/USD/machupicchu-intihuatana

Nella zona bassa, posti su terrazzamenti, troviamo la Roca Sagrada, una roccia chiara posta su un piedistallo ed indica l’inizio del sentiero verso l’Huayna Picchu, la seconda montagna sacra. Vi sono poi tre grandi gruppi edilizi, così suddivisi: quello dei Tre Portali, perché caratterizzato dalla presenza di tre grandi portali posti l’uno accanto all’altro, dove si trovano silos per lo stoccaggio degli alimenti e laboratori per diversi lavori artigianali; quello dell’Acllahuasi, ovvero l’area dedicata alle donne di un certo rango, sia religiose sia artigiane, come specifici rituali legati agli Astri o addette ai lavori più delicati ed alla macinatura del grano; quello “del condor” per via di una pietra dalle sembianze di un condor, dove le abitazioni seguono l’andamento delle rocce, con diverse grotte e l’accesso ad una delle fonti d’acqua del villaggio. La presenza di fonti permetteva un’adeguata circolazione idrica in tutta la città, grazie a canalizzazioni e ad un ottimo sistema di drenaggio che incanalava l’acqua delle abbondanti e frequenti piogge.

fonte  http://www.in-peru.travel/awaken-in-machu-picchu/

 

Se l’Intihuana, la roccia sacra, è posta in linea retta con le costellazioni visibili in quell’area, le altre costruzioni seguono lo stesso criterio, soprattutto per i luoghi sacri, i quali sono allineati con l’azimuth solare dei solstizi e la posizione del Sole di alba e tramonto in particolari periodi dell’anno.

Le difficoltà nel raggiungere il sito, in quanto ancora tutt’oggi non esiste una strada vera e propria che conduca direttamente alle rovine, se non tramite sentieri a zig-zag sul fianco del monte che partono dalla stazione della vicina Puente Ruinas a fondovalle, permettono di tener sotto controllo l’eccessivo afflusso turistico.

La scomparsa di questa città dai libri di storia, i misteri che ancora avvolgono le sue vicende e le leggende legate ai suoi tesori nascosti, rendono Machu Pichhu un luogo mitico, dalla bellezza mozzafiato.

Una città che si credeva fosse perduta, ma che invece è ancora tutta da esplorare e conoscere a fondo.

fonte  https://hdwallpapersbuzz.com/machu-picchu-in-peru-hd-photo-15-hd-wallpaper-images

2 Risposte a “Machu Picchu: viaggio sul “tetto del mondo””

  1. dal dicembre 1980, quando il mio viaggio in Perù divenne realtà, nulla di quanto ho visto è scomparso dai miei occhi e tantomeno dal mio cuore… Potessi ritornare…

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