Un viaggio mistico tra i Templi di Angkor

Angkor è un complesso archeologico molto vasto, comprendente un territorio di 400km2, divenuto patrimonio dell’UNESCO nel 1992, per l’originalità dell’area, per la bellezza dei sui numerosi templi e per l’importanza storico-artistica ed archeologica del sito. La molteplicità degli edifici presenti, dalle misure imponenti, fanno di ogni tempio una città a sé. Questo tipo di sviluppo urbano prende il nome di “conurbazione”, ovvero si tratta di un fenomeno secondo cui nei secoli una località comprendente diverse città, a seguito della crescita demografica, dà luogo ad una fusione tra di esse, divenendo un’unica area dai territori particolarmente ampi.  Le architetture presenti avevano una doppia funzione, quella religiosa e quella istituzionale ed erano la più alta espressione dell’arte dell’Impero Khmer, che andava dal IX al XIV secolo. La maestosità di questi templi, prima dedicati al culto induista e poi riutilizzati per quello buddista, rappresentavano la potenza del Dio-Re, il quale incarnava le qualità divine in Terra, in particolar modo quelle del Dio Shiva. I templi oggi visibili sono il risultato delle ricostruzioni per anastilosi (ricostruzione utilizzando i materiali originali crollati) realizzate dai colonialisti francesi nel ‘800 e se ne contano circa un’ottantina. Si arriva a circa un centinaio considerando anche le rovine di cui restano, purtroppo, solo cumuli di mattoni difficili da riassemblare. Le misure di ogni tempio e dei rispettivi territori, allungano le distanze e di conseguenza anche i tempi di permanenza nel sito, portando il turista a dover inevitabilmente fare una scelta che ottimizzi la visita. Difatti, per poter visitare l’area si calcolano dai 3 ai 5 giorni, in relazione alle tempistiche personali di ognuno, agli orari di alba e tramonto, quindi agli orari di apertura e chiusura del sito ed alle necessità di visita.

(immagine Antica di Angkor Wat, fonte https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Facade_of_Angkor_Wat.jpg )

A tal proposito, sin dagli anni ’20 del ‘900, venne edificata la cittadina turistica di Siem Reap, a pochi kilometri dall’area, per far fronte al flusso turistico che in quegli anni iniziava ad invadere questa località, tanto da costruirci persino un aeroporto internazionale. Già dal XVI secolo in poi l’area venne visitata dagli occidentali, quando esploratori portoghesi organizzarono una spedizione in queste terre, ma solo dall’800 si iniziò a ripulire l’area dalla vegetazione che oscurava i templi ed a studiarne le caratteristiche architettoniche. Oggigiorno per visitare l’area si può pensare di intraprendere il circuito minore, dalle distanze più brevi, che porterà a scoprire i 3 templi di maggiore bellezza ed importanza dell’Impero Khmer, oppure pensare di allargare il perimetro ed inserirne altri, tenendo contro dell’allungamento delle distanze e dei tempi di permanenza.

  • ANGKOR WAT : venne realizzato durante il regno di Suryavarman II, tra il 1113 ed il 1150 ed è la massima espressione dell’architettura Khmer, tanto da apparire stilizzato sulla bandiera cambogiana. Tra tutti è quello dalle dimensioni più grandi, tanto da essere considerata il più grande monumento religioso del mondo. Era dedicato al Dio induista Vishnu (italianizzato Visnù) ed è orientato verso Ovest, direzione legata al culto della morte ed ai riti funebri, pertanto si ipotizza fosse stato utilizzato come mausoleo dopo la morte del sovrano. Ha una forma rettangolare di 1,5×1,3 km, circondato da un enorme fossato colmo d’acqua largo 190m, con un muro perimetrale di 3,6 km. La caratteristica che per prima balza all’occhio sono le sue cinque torri a forma di bocciolo di fiore di loto, poste a quinconce (come il numero 5 sulla faccia del dado), di cui quella centrale misura 42m d’altezza. Le pareti perimetrali sono decorate da bassorilievi continui raffiguranti diversi episodi dell’Impero Khmer, vicende dello stesso sovrano e divinità minori, come le famose 2000 Apsaras (divinità femminili) danzanti e sorridenti. Successivamente al periodo induista, venne utilizzato come monastero buddista fino al XVI secolo.
(immagine Torre principale, fonte Google Images)
(immagine Apsaras danzanti, fonte Google Images)

 

  • ANGKOR THOM : dista 2 km dal precedente, è l’ultimo tempio, in ordine di tempo, ad essere stato costruito, il secondo per dimensioni, principalmente per la religione buddista, poi convertito all’induismo alla fine del XIII secolo. La struttura è circondata da un muro di cinta lungo 3 km e alto 8 m, per un’area di 9 km2 , con portali d’ingresso alti 20 m poste una ad ogni punto cardinale, di cui i percorsi d’accesso sono scanditi da un viale con 54 busti di divinità sulla sinistra e 54 busti di demoni sulla destra. Al centro si staglia il BAYON, un edificio monumentale orientato verso Est con circa 37 guglie (dovevano essere 49 in origine) e più di 200 volti sorridenti scolpiti sulle facce di ognuna di esse, le quali ritraggono il re Jayavarman VII che lo fece edificare. Tra i corridoi dei recinti coperti e gli ambienti interni degli edifici, un tempo adibiti a diverse funzioni, si intrecciano cortili, camere, due biblioteche, gallerie con le pareti esterne finemente decorate da bassorilievi ed una terrazza che pone a tu per tu con i volti scolpiti, il tutto posto su tre livelli a gradoni.
(immagine Veduta Angkor Thom, fonte www.essenceinphotography.com )
(immagine Ingresso con busti di divinità, fonte  https://pixabay.com/it/angkor-thom-angkor-wat-cambogia-1349581/  )
(immagine Volti del Bayon, fonte https://commons.wikimedia.org/wiki/File:The_Bayon_Temple.JPG )

 

  • TA PROHM : dista circa 1 km ad Est dal precedente, segue lo schema della maggior parte dei templi khmer, anch’esso orientato ad Est e racchiuso entro diversi recinti in pietra, tra cui il più esterno misura 1000×650 m e gli ultimi tre, fino a quello più interno che circonda la torre centrale, sono coperti come a formare delle gallerie. Anche qui gli ingressi sono posti su ogni punto cardinale e si incrociano con i recinti, dove si ergono altrettanti torri. Questo tempio è conosciuto ai più per essere ancora avvolto nella foresta, dove le radici degli alberi cingono le diverse parti dell’edificio come tante lunghe dita centenarie. Difatti, l’area è quasi completamente ricoperta dalla vegetazione, in maniera predominante dal Ficus detto “strangolatore”. Al contrario degli altri templi, questo è stato appositamente lasciato nello stato in cui venne scoperto, attorno al ‘600, così da dare l’idea di come fosse l’intera area di Angkor prima della bonifica. Considerata la natura della vegetazione, la sua crescita attorno alle strutture e la pressione esercitata sulle trabeazioni, si susseguono monitoraggi costanti affinché non causino dei crolli.
(immagine Entrata al Ta Prohm, fonte https://commons.wikimedia.org/wiki/File:038_Ta_Prohm_Courtyard.jpg )
(immagine Monaco buddista al Ta Prohm, fonte http://www.scmp.com/magazines/post-magazine/travel/article/2001354/travel-angkor-wat-good-bad-and-ugly )
(immagine Ficus su Ta Prohm, fonte https://asiadaytours.com/asia-travel-guides/ta-prohm-temple-strange-tree-roots.html )

L’importanza e la fama di questo luogo sono tali da non far godere appieno dell’area per via dell’enorme flusso di turisti che ogni giorno visitano  il sito, eccezion fatta per le prime ore del giorno ed al tramonto, oppure durante il periodo dei monsoni (da maggio a ottobre) per via del clima particolarmente umido e piovoso.

La spettacolarità del sito affascina da sempre ed i panorami che vi si possono ammirare ripagano di tutte le fatiche e le difficoltà affrontate.