“Viaggio in Portogallo” è un’opera narrativa di Josè Saramago, pubblicata nel 1981.
Questo romanzo, strutturato come se fosse una guida per chi volesse visitare il Portogallo, riprende il personale viaggio dell’autore alla scoperta del suo Paese natio. Il racconto dei luoghi si arricchisce con l’inserimento di riflessioni personali, sia sull’esplorazione in sé sia sulla figura del viaggiatore/viandante. Il viaggio a scopo turistico diventa un viaggio dentro sé stesso, dove ogni nuovo panorama si trasforma in un’esperienza mistica. In questo modo l’animo dell’autore, e di conseguenza anche quello del lettore, si arricchisce e si svuota allo stesso tempo.
In questa prospettiva il romanzo si identifica come un invito ad evadere, spingendo l’altro a mettersi in strada, sfidando sé stesso ed il mondo circostante. Saramago descrive con dovizia di particolari le città attraversate, i monumenti visitati e gli abitanti conosciuti, aggiungendovi impressioni e pensieri nati lungo il percorso. Lungi, quindi, dal considerare questo libro una semplice guida turistica degli angoli del Portogallo, perché racchiude informazioni che inizialmente il lettore non credeva di poterci trovare.
Citazione dal romanzo:
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
José Saramago
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