Aliano è un comune di circa 1.100 abitanti della provincia di Matera, in Basilicata, arroccato sulla cima dei calanchi a circa 555 m s.l.m., nella Val d’Agri, noto per aver ospitato lo scrittore Carlo Levi nei sui 8 mesi di confino.
Il suo nome deriva dal romano “Praedium Allianum”, ovvero “Podere di Allius”, ma la sua storia ha origini ben più antiche. Difatti, diversi reperti rinvenuti nelle grotte naturali lungo la parete rocciosa, fanno risalire i primi insediamenti al Paleolitico. Successivamente, altre tracce hanno fatto ipotizzare numerosi contatti con il popolo etrusco e con quello greco, per via della vicinanza del borgo ai fiumi Agri e Sinni e della loro economia legata alla pastorizia.
Da sempre, la comunità alianese ha vissuto tra i confini dei propri territori in una bolla di serenità e silenzio che la isolava dalle grandi città rumorose, conservando quella genuinità tipica della piccole realtà. Quasi un luogo nascosto ai più, immerso in un paesaggio surreale come quello dei calachi (vedi anche Civita di Bagnoregio), dove gli unici suoni sono le voci fioche degli abitanti, i versi degli animali, il frinire delle cicale e il soffio del vento.
Fino a quando, tra il 1935 al 1936, a seguito del confino politico indetto dal regime fascista, gli abitanti si trovarono ad ospitare per 8 mesi lo scrittore Carlo Levi e i riflettori iniziarono a puntarsi su questa comunità di gente semplice, umile, dedita ai lavori della terra, radicata alle proprie tradizioni e, spesso, a convinzioni nate nella notte dei tempi.
In effetti, Carlo Levi ha descritto la realtà lucana degli anni ’40, raccontando in un romanzo ciò che ha avuto modo di vedere nel paesino di Aliano (chiamato Gagliano, nel dialetto locale), per nulla dissimile da quella della vicina città di Matera e per estensione degli altri borghi confinanti. Si tratta del celebre saggio “Cristo si è fermato ad Eboli”, nel quale sottolineò come Cristo, inteso come civiltà, si fosse fermato ben prima della Basilicata, dove viveva una società lontana da quella di molte regioni del resto d’Italia, con una cultura tutta propria. Eboli, infatti, è in provincia di Salerno, in Campania.
Dopo i primi mesi di spaesamento, lo scrittore ha trovato un suo equilibrio in una realtà così differente dalla propria, iniziando ad apprezzare le piccole gioie che questa aveva da offrire. Tanto da desiderare che il suo corpo venisse qui sepolto, insieme ai “suoi contadini”, come amava definire gli abitanti.
Difatti, alcuni anni dopo, quella che fu la sua residenza per gli 8 mesi di confino è stata musealizzata e lì vicino creato il “Parco Letterario Carlo Levi” in suo onore.
Le suggestioni che da sempre hanno accompagnato questa comunità, si scoprono poco a poco passeggiando nei vicoli del suo centro storico, dove, tra le altre cose, si possono notare le cosiddette “case con gli occhi”. Si tratta di curiose abitazioni le cui fattezze richiamano quelle fisiche dell’uomo, ovvero: occhi, naso e bocca spalancata. In realtà non sono altro che espedienti architettonici realizzati per scopi protettivi e propiziatori, al fine di “spaventare” il Male e gli spiriti maligni, affinché non interferissero con la vita degli abitanti.
Difatti, gli occhi sono le finestre poste sulla facciata, il naso è il lungo comignolo del caminetto e la bocca è in realtà un severo arco a tutto sesto che permette l’ingresso in casa. La particolarità di ogni abitazione è l’espressione di ognuna: da quella triste a quella arrabbiata, da quella scettica a quella minacciosa, a seconda della posizione e delle dimensioni di ogni dettaglio architettonico.
Il coinvolgimento è tale che, ad ogni passo fatto, sembra realmente che i loro “occhi” seguano i movimenti del visitatore, come a voler tenere sotto controllo chiunque passi lì davanti.
Gli alianesi hanno dedicato alle loro tradizioni locali una serie di eventi che celebrano l’antica storia del paese, delle suggestioni qui radicate, della magia che aleggia tra i vicoli dell’abitato, come le mitiche fattucchiere, i monachicchi (folletti dispettosi), gli spiriti maligni e i leggendari malocchi. Si tratta del “Piccolo Festival delle Radici, Aliano e le Case con gli occhi” e del “Festival la Luna e i calanchi”.
Aliano raccontato dalla trasmissione “Borghi d’Italia” in onda sul canale TV2000: