Un angolo magico della Orvieto sotterranea: il complesso archeologico del Pozzo della Cava

L’articolo di seguito proposto è a cura di Marco Sciarra, gestore del complesso.

Nel sottosuolo di Orvieto, in Umbria, esiste un angolo quasi sconosciuto che racchiude fra le sue mura una stratigrafia incredibile, capace di catapultare i visitatori nei diversi periodi della storia della città: il Pozzo della Cava.

Arco d'ingresso al pozzo della cava
Arco d’ingresso al pozzo della cava

Si tratta di un complesso archeologico affascinante, in cui si sviluppa un percorso sotterraneo attraverso nove grotte ricche di ritrovamenti archeologici etruschi, medievali e rinascimentali, riportati alla luce grazie all’impegno della famiglia proprietaria.

Ingresso al complesso del pozzo della cava
Ingresso al complesso del pozzo della cava

Il “fratello maggiore” del celeberrimo Pozzo di San Patrizio è visitabile addentrandosi in un complesso ipogeo che si snoda sotto le case e le vie del quartiere medievale di Orvieto ed offre uno spaccato di vita della città e del territorio negli ultimi ventotto secoli. Quello del Pozzo della Cava, nel quartiere antico di Orvieto, rappresenta un caso unico nel panorama dei beni culturali italiani: un monumento nazionale riportato alla luce e gestito direttamente dalla famiglia che ne è proprietaria.

Fornace medievale rinvenuta nel complesso del pozzo della cava
Fornace medievale rinvenuta nel complesso del pozzo della cava
Cantina medievale nel complesso del pozzo della cava
Cantina medievale nel complesso del pozzo della cava

Tutto è iniziato nel dicembre 1984, quando Tersilio Sciarra, nella cantina della trattoria di famiglia, ha riscoperto il Pozzo della Cava, forse il ritrovamento più imponente dell’intero complesso, con i suoi 36 metri di profondità e oltre 4 metri di diametro.

Pozzo della cava visto dall'alto
Pozzo della cava visto dall’alto
Interno del pozzo della cava
Interno del pozzo della cava

Questa incredibile opera è stata completamente scavata nel tufo seguendo la traccia di un
pozzetto etrusco ancora oggi visibile.
Fu questo il primo pozzo realizzato ad Orvieto su commissione di Papa Clemente VII (rifugiatosi in città dal sacco di Roma nel 1527) e non quello di San Patrizio, come si era creduto fino al 1999, quando un noto ricercatore orvietano, confrontando date, editti e scritti autografi di Antonio da Sangallo il Giovane, ha risolto l’equivoco.

Pozzo e cava
Pozzo e cava

Non meno singolare la vicenda legata alle due fornaci di ceramica rinvenute al pianterreno delle grotte del Pozzo della Cava, una nel 1985 ed una nel 1998, che hanno potuto dimostrare una produzione di maiolica anche nel XV e nel XVI secolo, ritenuti fino ad allora i periodi bui della ceramica orvietana. Questo ha anche consentito di iscrivere Orvieto tra i pochissimi centri di produzione dei preziosi “lustri” cinquecenteschi, famosi per l’iridescenza dei loro colori.

E così, continuando a scendere nei sotterranei, tra pozzi-butti medievali e qualche cunicolo, tra una cisterna etrusca trasformata in cantina e i resti di una casa-torre duecentesca, si arriva alle ultime grotte del percorso, aperte al pubblico nell’ottobre 2003, dopo parecchi mesi di lavori.

Grotta dei butti nel complesso del pozzo della cava
Grotta dei butti nel complesso del pozzo della cava

A colpire, oltre all’imponenza di queste stanze, la più grande delle quali raggiunge i 14 metri di altezza, è lo straordinario valore dei resti rinvenuti: nonostante una infinita serie di riutilizzazioni e trasformazioni, infatti, sono ben identificabili alcune nicchie per urne cinerarie, praticamente identiche a quelle presenti nelle tombe più antiche di Norchia, nel Lazio. L’eccezionalità di una tale scoperta sta nel fatto che fino a qualche anno fa non erano mai state rinvenute, in tutto il territorio, sepolture risalenti al primo periodo di permanenza degli Etruschi ad Orvieto.

Reperti in maiolica rinvenuti nel complesso del pozzo della cava
Reperti in maiolica rinvenuti nel complesso del pozzo della cava

L’ultima sorpresa, in ordine di tempo, risale al 2004, in occasione dei lavori per il ripristino del grande arco su Via della Cava che nel Rinascimento costituiva l’unico accesso al pozzo. A ricordare ai cittadini sia la presenza del pozzo che la sua chiusura, avvenuta con ogni probabilità in seguito alla Guerra di Castro, era stata apposta dalle autorità comunali una lapide nel 1646. Proprio rimuovendo quella pietra, ora esposta all’ingresso del complesso archeologico, si è potuto scoprire che l’iscrizione era stata scolpita sul retro di una spessa lastra di marmo con bellissimi bassorilievi altomedievali, prelevata dai sotterranei della vicina collegiata dei Santi Andrea e Bartolomeo.

Retro della lapide rinvenuta nel complesso del pozzo della cava
Retro della lapide rinvenuta nel complesso del pozzo della cava

Dal 2018 è stata anche ultimata l’esposizione dei reperti in maiolica e dei numerosi strumenti di lavoro originali delle due fornaci di ceramica, completando un percorso fruibile praticamente da chiunque, con i ritrovamenti archeologici segnalati e spiegati da didascalie multilingua con riquadri di approfondimento su usi e costumi degli ultimi ventotto secoli.

Utensili per decorare le maioliche e le terrecotte
Utensili per decorare le maioliche e le terrecotte

Inoltre, per i bambini è stata anche pensata una mini-guida cartacea, in cui le grotte sono raccontate da sette personaggi storici legati al Pozzo della Cava, come i papi Bonifacio VIII e Clemente VII, il fabbro della confraternita secentesca, i vecchi proprietari dell’abitazione ed un famoso ceramista rinascimentale.
A Natale, poi, le grotte si popolano di personaggi animati a grandezza naturale per dare vita al “Presepe nel Pozzo”, un singolare presepio a tema che propone ogni anno un punto di vista insolito sulla Natività.